Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016
Grazie, Presidente. Colleghi, ci troviamo qui nella ennesima occasione nella quale il Parlamento è chiamato a confrontarsi e ad assumere decisioni sul tema del sisma che ha colpito con eventi drammatici e ripetuti, a partire dal 24 agosto 2016, una parte consistente delle aree interne del centro Italia comprese tra Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. Un evento che ha lasciato segni profondi nelle persone e nelle comunità, nei centri abitati sconvolti e feriti, nelle case distrutte, nelle attività cancellate o compromesse.
Un evento di queste proporzioni ha ovviamente richiesto una lunga serie di interventi, a partire dall'esigenza di fronteggiare l'immediata emergenza e qui si è messo in evidenza, ancora una volta, l'impegno straordinario degli organi dello Stato, dalla Protezione civile, ai vigili del fuoco alle forze dell'ordine, ma anche una straordinaria e spontanea testimonianza, che c'è stata in questa occasione, di solidarietà da parte dell'intero Paese.
Nel mentre si affrontava il problema del primo traumatico impatto di questi eventi, che tra l'altro si sono ripetuti, appunto, dal 24 agosto fino al gennaio dell'anno successivo, si iniziava, comunque, a mettere mano al lavoro di verifica e di valutazione, di predisposizione di soluzioni capaci di riportare il prima possibile le persone vicino ai luoghi di residenza, di evitare la cancellazione di un tessuto economico già debole ma che esprimeva, comunque, una sua peculiarità e una sua vitalità. Lo si è cominciato a fare dal settembre 2016 con la nomina del commissario straordinario e con il decreto n. 189 del mese di ottobre, che dava corpo alle prime importanti misure. A questi atti hanno fatto seguito, in una successione temporale stringente anche a seguito dell'incalzare degli eventi che, come accennavo, si sono susseguiti in una serie veramente drammatica fino all'inizio dell'anno successivo, altri numerosi provvedimenti che sono stati adottati, provvedimenti che, di volta in volta, affrontavano esigenze e difficoltà che venivano manifestandosi. Quindi, la ricostruzione di un'inerzia, di una distanza, di una lontananza da parte dello Stato in questi due anni è una ricostruzione assolutamente infondata e lo testimoniano ad oggi in modo concreto i 2.500 cantieri aperti in quel territorio per avviare, appunto, la ricostruzione. E dico questo anche perché sarebbe ingeneroso e sbagliato ritenere e accusare i Governi Renzi e Gentiloni di non aver agito su questo tema o di aver agito con superficialità o con leggerezza.
Invece, io direi piuttosto che la superficialità e una certa dose di cinismo abbiano caratterizzato, in questi anni, coloro che hanno inteso speculare sulle difficoltà connesse a questa opera complessa e imponente, puntando ad esasperare stati d'animo di amarezza, di rabbia e di inquietudine certamente presenti nella popolazione e anche motivati ma che aspettavano, piuttosto, di essere rasserenati e non aizzati. È stato un atteggiamento sbagliato e dannoso che ha fatto male alle persone ma che ha fatto male anche alle istituzioni e alla politica. Da questo atteggiamento noi del Partito Democratico sapremo tenerci lontani, perché riteniamo che prima di ogni altra cosa le persone che hanno subito sulla loro pelle questo angoscioso dramma esigono il nostro rispetto.
Oggi siamo in quest'Aula in sede di conversione dopo il passaggio al Senato dell'ultimo dei numerosi provvedimenti, appunto, già varati su questo versante. In questo caso si tratta, naturalmente, di un provvedimento di ordinaria amministrazione relativo a proroghe di misure già assunte e non poteva essere altrimenti e anche su questo credo che non ci sia spazio per nessuna facile ironia. Non poteva essere altrimenti visto che il Governo Gentiloni non era più, in quel momento, nella pienezza delle sue funzioni e doveva limitarsi ad intervenire su materie di stringente indifferibilità. Ma, ovviamente, era e resta necessario cogliere l'opportunità del passaggio parlamentare per arricchire il provvedimento di contenuti e misure non più rinviabili né dal punto di vista temporale né sotto il profilo del merito, misure su cui le forze politiche di maggioranza di allora stavano già lavorando, anche tenendo conto delle sollecitazioni e delle indicazioni che dal territorio e dallo stesso commissario giungevano a tutte le forze politiche.
Le nostre proposte emendative ieri al Senato - che oggi riproponiamo alla Camera - sono il frutto di quel lavoro. In effetti, il passaggio al Senato non è stato certo improduttivo e uno spirito di collaborazione ha consentito di conseguire primi importanti risultati sia in termini di semplificazione delle procedure - gli strumenti urbanistici attuativi, i soggetti attuatori, la revisione delle soglie di obbligatorietà della SOA - ma anche ulteriori risposte a legittime esigenze di cittadini, lavoratori e imprese. È stata già accennata la disponibilità di aree attrezzate per i proprietari di seconde case, l'estensione a 60 mesi del periodo di restituzione dei benefici della busta paga pesante, l'ampliamento degli ammortizzatori sociali con l'accoglimento di un emendamento di cui, come Partito Democratico, siamo piuttosto orgogliosi perché riguarda una situazione drammatica come quella della Whirlpool, un'azienda di 500 dipendenti in difficoltà che è l'azienda più grande della parte meridionale delle territorio del cratere, e per la quale c'è stata l'estensione degli ammortizzatori sociali, anche se in una misura ancora non sufficiente. Ma anche interventi per risolvere i problemi delle lievi difformità edilizie, delle pratiche di condono ancora pendenti e delle residenze temporanee realizzate per fronteggiare l'emergenza abitativa.
Mi limito a questo. E comunque, ciò nonostante, troppe misure che sono state proposte non solo dal Partito Democratico, ma anche dalle altre forze di opposizione, misure assolutamente necessarie e ragionevoli, hanno incontrato l'ostilità della maggioranza già in Senato: e parlo della mancata proroga per i 700 dipendenti a tempo determinato e collaboratori essenziali per l'attività della ricostruzione, così come la mancata proroga della struttura commissariale, che - non va sottovalutato - provoca gravi problemi di carattere organizzativo e instabilità e incertezza per uffici e funzioni, che avrebbero bisogno di prospettive di medio-lungo periodo per garantire competenza ed esperienza al processo di ricostruzione.
Per non parlare del rifiuto a prevedere una dilazione più ampia, fino a 120 mesi con una riduzione al 40 per cento, dell'importo da restituire per i benefici della busta paga pesante; alla proroga della zona franca urbana e dell'una tantum, misure assolutamente indispensabili per la sopravvivenza di tanti lavoratori autonomi e professionisti; la mancata istituzione del fondo per lo sviluppo strutturale dei piccoli comuni (è stato già citato dal relatore: 56 comuni sui 140 del cratere sono sotto i mille abitanti). E la destinazione del 4 per cento degli stanziamenti annuali per la ricostruzione, da utilizzare per un programma di sviluppo per i territori colpiti, sull'esperienza positiva che già è stata attuata a L'Aquila. Ma anche il rifiuto ad accogliere misure che non comportavano impegni di spesa, come la deroga alla composizione delle classi per gli anni scolastici 2018-19 e 2019-20, perché noi rischiamo che ci siano delle comunità che perdono non classi, ma intere scuole; e questo credo che noi non ce lo possiamo permettere, se pensiamo all'opportunità e alla possibilità di un futuro, di una ripresa per questi territori.
In ogni caso, dalle stesse forze di maggioranza è stato espresso anche in Senato dal relatore Patuanelli, e non solo, l'auspicio a fare di più e ad integrare il provvedimento con ulteriori interventi normativi. Purtroppo già nel primo passaggio in Commissione qui alla Camera, pur apprezzando l'impegno, la passione del relatore Patassini, dobbiamo dire che questo auspicio si è dissolto; anzi, si è vista all'opera una maggioranza confusa e pasticciona, che ha cercato addirittura di addossare la responsabilità del proprio disorientamento alla commissaria, rea di aver presentato tardivamente proposte che invece risultavano già note da almeno un mese, e risultavano già note a tutte le forze politiche da molto tempo.
Nella stessa Commissione abbiamo subito una netta ostilità anche rispetto a proposte non impegnative per il bilancio pubblico: parliamo delle università come soggetti attuatori. Io vivo nella provincia di Macerata, ci sono due importanti università, quella di Macerata e quella di Camerino, che hanno le professionalità, l'organizzazione, la competenza per poter avviare l'attività di ricostruzione in immobili comunque di proprietà dell'università, ma anche questa aspettativa è stata disattesa. Così come quella della rappresentanza dei comuni nella cabina di regia; così come il sisma bonus, anche se adesso mi risulta che nell'interlocuzione tra il commissario e l'Agenzia delle entrate si sia stabilito che effettivamente il contributo per il sisma bonus, dove sia ulteriore rispetto all'intervento dello Stato come contributo di ricostruzione, sia ammissibile, e questa è una misura di grande importanza, se noi pensiamo a una prospettiva per territori che devono garantirsi anche una sicurezza più importante di quella che non siamo stati in grado di garantire fino ad oggi. E quindi, da questo punto di vista, salutiamo positivamente la possibilità che ci sia una conclusione positiva rispetto a questo provvedimento.
Inoltre, voglio anche accennare alla moratoria delle autorizzazioni per i nuovi centri commerciali, oggetto appunto di un emendamento, visto che nella zona del carattere sopravvive ancora per fortuna una realtà di piccolo commercio, ma incombe su questa realtà come una grave minaccia l'apertura di grandi centri commerciali: quindi avevamo proposto in Commissione un emendamento per una moratoria nell'autorizzazione dei grandi centri commerciali fino al 2022, proprio per garantire un'opportunità per il piccolo commercio, ma anche questo non è stato accolto.
Comunque, a noi del Partito Democratico sta solo a cuore, nell'interesse dei cittadini, che questa non sia un'occasione persa; anche perché accanto ai temi della ricostruzione si impone adesso alla nostra riflessione il tema del rilancio economico di un sistema produttivo che è basato sull'agroalimentare e lo zootecnico, sul turismo e sulla manifattura sostenibile. Abbiamo nell'area del cratere 65 mila aziende: per quello che riguarda le Marche rappresentano un quarto dell'intera realtà produttiva regionale, ma per la provincia di Macerata rappresentano più del 50 per cento dell'intero sistema produttivo. Quindi, accanto alla ricostruzione, occorre naturalmente impegnarsi fin da oggi per quelle che sono garanzie e opportunità che riusciremo ad offrire per la ripresa di un sistema produttivo che presenta tante qualità e peculiarità.
Quindi non vogliamo che questa sia un'occasione persa: avevamo sperato che quegli spazi che non si erano aperti al Senato in Commissione potessero aprirsi in quest'Aula, ma abbiamo compreso che non ci saranno, questi spazi, non saranno riaperti. È vero che il Governo è in carica da un mese e mezzo, ma vorrei sottolineare che le forze politiche dell'attuale maggioranza hanno vinto le elezioni quattro mesi e mezzo fa, e su un terreno come quello della ricostruzione non credo che possiamo permetterci lunghe pause di riflessione o percorsi tortuosi. Noi vogliamo sinceramente sperare che il fatto che nella prima bozza del contratto del Governo di cambiamento parole come “terremoto” e “ricostruzione” non siano state mai citate, sia stato solo frutto di un incidente di percorso, poi per la verità frettolosamente corretto con un paragrafo di poche righe, dedicato comunque alle questioni della ricostruzione. Così come vogliamo sperare che dopo i Governi Renzi e Gentiloni, che hanno stanziato 13 miliardi di euro per la ricostruzione, l'attuale Governo sappia trovare tra le pieghe di impegni molto generosi, che riguardano la flat tax e il reddito di cittadinanza, ulteriori risorse per garantire un futuro ai territori colpiti. Noi ne saremmo ben felici, e saremmo ben felici che a tutto vantaggio dei cittadini chi ci impartiva (e sento anche oggi, tende ad impartirci) severe lezioni, salendo in cattedra e dicendo quello che era necessario fare, oggi alla prova dei fatti sia capace di dare seguito, con i comportamenti, con provvedimenti reali, a questi annunci molto energici che venivano fatti soprattutto in occasione della campagna elettorale.
Noi da parte nostra faremo con lealtà la nostra parte, perché non rinunciamo ad un provvedimento di più ampio respiro, non ci rinunciamo oggi e non rinunceremo al merito delle questioni che in queste settimane, in questi mesi abbiamo elaborato e abbiamo posto in questo passaggio parlamentare, e su cui naturalmente ritorneremo. Noi lo faremo con lealtà, faremo con lealtà la nostra parte, perché noi vogliamo rispondere all'appello pressante dei nostri concittadini. La cosa che più mi è rimasta e mi rimane dentro di tutto questo periodo, dal primo momento drammatico della prima scossa di agosto 2016, è che è sorto questo appello forte, che poi è stato ripetuto sempre in modo incessante da parte dei concittadini, che ci chiedevano e ci chiedono di non essere lasciati soli. Non lasciare soli questi concittadini, che hanno subito questo dramma, io credo sia non solo un imperativo morale a cui le istituzioni non possono certamente sottrarsi, ma rappresenti una vera e propria questione di interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).